La disidentità quotidiana

L’Accademia delle Tecniche Conversazionali

 

in preparazione del  Convegno annuale che si terrà a Torino il 13/14/15 Ottobre 2006

dedicato a 

Le parole senza corpo nella conversazione multimediale

organizza  

 

in collaborazione con l’APsI - Associazione Psicologi Italiani

 

una giornata di confronto sul tema:

La disidentità quotidiana

 

10 Giugno 2006  , ITAT – Istituto Torinese di Analisi Transazionale

Via Peyron 58 - Torino

 

 

Il tema della disidentità si fa ogni giorno più attuale, agganciato com’è al fenomeno del dissolvimento di quei riferimenti sociali, politici, religiosi, culturali che contribuivano a determinare e a sostenere l’identità individuale. D’altra parte la tecnica di comunicazione multimediale consente, oggi, di manifestare e sostenere identità alternative che sempre meno facilmente sono riconoscibili come facce diverse di un’unica persona, mentre appaiono sempre più sovente come personaggi che convivono in uno spazio soggettivo, a volte felicemente, a volte meno.

La Giornata di Studio, anticipando alcuni dei temi che, in modo più diffuso, verranno affrontati nel Convegno dell’Accademia “Le parole senza corpo nella conversazione multimediale”, si pone l’obiettivo di percorrere i sentieri quotidiani della disidentità.

 

Mattina: relazioni introduttive

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IL PUBBLICO IN SALA

 

 

La disidentità quotidiana – Introduzione

di Rodolfo Sabbadini

 

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  Buongiorno a tutti. Mi fa veramente molto, molto piacere, introdurre i nostri lavori nella doppia veste di Presidente dell’APsI e di Vicepresidente dell’Accademia delle Tecniche Conversazionali. Davanti ad un uditorio così appassionato da dedicare un sabato di sole ai nostri temi. Per l’Accademia è anche un modo per anticipare alcuni argomenti che verranno più ampiamente sviluppati durante il Convegno nazionale, che si terrà, qui a Torino io 13 – 14 – 15 Ottobre prossimi sul tema “Le parole senza corpo nella conversazione multimediale”.  

 

             L’argomento che tratteremo, il tema della Disidentità quotidiana è assolutamente intrigante e di viva attualità. 

 

            Per fare un primo passo verso il mondo della Disidentità che – per qualche ora – abiteremo oggi, voglio leggervi un pezzo teatrale che – in qualche modo – eccheggia il clima che oggi vivremo.

 

            “Il dramma è tutto qui signore: nella coscienza che ho, che ciascuno di noi – veda – si crede “uno” ma non è vero: è “tanti”, signore, “tanti”, secondo tutte le possibilità d’essere che sono in noi: uno con questo, uno con quello – diversissimi! E con l’illusione, intanto, d’essere sempre “uno per tutti”, e sempre ”quest’uno” che ci crediamo, in ogni nostro atto. Non è vero! Non è vero! Ce n’accorgiamo bene, quando in qualcuno dei nostri atti, per un caso sciaguratissimo, restiamo all’improvviso come agganciati e sospesi: ci accorgiamo, voglio dire, di non essere tutti in quel atto, e che dunque una atroce ingiustizia sarebbe giudicarci da quello solo, tenerci agganciati e sospesi, alla gogna, per un’intera esistenza, come se questa fosse assommata tutta in quel atto! Ora lei intende la perfidia di questa ragazza? M’ha sorpreso in un luogo, in un atto, dove e come non doveva conoscermi, come io non potevo essere per lei; e mi vuol dare una realtà, quale io non potevo mai aspettarmi che dovessi assumere per lei, in un momento fugace, vergognoso della mia vita! Questo, questo signore, io sento soprattutto.”

 

            Nella prospettiva di trovarci a parlare del tema della Disidentità, oggi, alcuni di noi hanno cominciato a discutere sul tema via chat, che è uno degli strumenti comunicativi che – in APsI – stiamo cercando di potenziare. Troverete in cartellina, prima degli abstract delle relazioni, i testi delle conversazioni che abbiamo avuto.  In queste conversazioni, alcune delle questioni che Pirandello pone nel pezzo de “Sei personaggi in cerca d’autore” che ho letto, si ritrovano  

 

            Vedrete che, uno dei punti cruciali delle discussioni che si sono sviluppate,  verte sulla possibilità di individuare, nell’ottica della disidentità e dei mondi diversi nei quali essa si declina, un soggetto consapevole del fenomeno.

 

            Cioè, nella nostra idea di disidentità, salviamo, comunque, una sorta di Super Sé che, in qualche modo, sia in grado di metacomunicare sulle relazioni che intervengono tra le disidentità plurime? Crediamo, insomma, che esse rappresentino – comunque – parti di un tutto che le ingloba?

 

             Oppure no. Oppure crediamo che ogni disidentità, abbia una sua autonomia e consapevolezza, sia pure con la disponibilità ed l’attitudine ad entrare in reciproca relazione? In questa seconda prospettiva verrebbe, dunque, meno la stessa possibilità di affermare “io sono fatto di tante disidentità”, perché verrebbe meno la prospettiva del soggetto parlante. Verrebbe meno un soggetto in grado di formulare il predicato afferente all’Io: “Io sono fatto”.

 

            Ne “Sei personaggi in cerca di autore” Pirandello evidenzia il doppio livello di dramma dei sei personaggi. Il primo è il dramma della loro vicenda, dove si succedono e intersecano drammatici eventi famigliari. Il secondo consiste nella disperata ricerca di un autore che consenta loro, finalmente di rappresentare quel dramma famigliare. 

 

            Ora, alcuni personaggi, come il padre e la figliastra animano entrambi i drammi, quello loro proprio famigliare e quello dell’impossibilità di essere rappresentati in teatro. Altri personaggi, come la madre vivono esclusivamente il proprio dramma famigliare e mancano completamente della consapevolezza di essere attori senza teatro.

 

            Se decidessimo di battezzare W1 il primo livello di dramma e W2 il secondo livello. Ptremmo dire che la madre abita solo W1, mentre il padre e la figliastra abitano W1 e W2. Ma il fatto di abitare sia W1 che W2 significa che hanno un maggiore, o diverso, grado di consapevolezza di Sé, rispetto alla madre, oppure che vivono in momenti diversi o contemporaneamente, proprie diverse disidentità?

 

            L’altra questione che troviamo, sia nel pezzo che ho letto, che nei testi della chat, è la relazione tra Disidentità e ruolo sociale. Tema, peraltro, strettamente connesso con il precedente. E cioè, la disidentità è una realtà è un modo – diciamo – “di essere” strettamente agganciato ad un ruolo sociale ed a un pubblico che assiste alla recitazione di quel ruolo, oppure è un fatto sopravveniente nell’ordinario sviluppo degli eventi testuali e/o psicologici della vita delle persone fisiche, che quindi può irrompere in qualunque momento e in qualunque ruolo che venga agito?  

 

            Per me, questi, sono stati due interessanti spunti di riflessione che il tema di oggi mi ha suggerito. Leggendo gli abstract della giornata, peraltro, mi sono convinto che avremo molti altri stimoli interessanti. Buon lavoro.

 

 

La disidentità: crisi ed evoluzione dell’individualità soggettiva

 

di Carla Giovannoli

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Premessa

 Il concetto di identità  è sempre stato un “focus” rilevante nella teoria e metodologia analitico-transazionale. L’identità soggettiva è strettamente collegata al concetto di copione la cui definizione originaria (Berne,1972), basata su un’epistemologia deterministica, significa “recita” di un programma imposto dall’esterno. A tale programma (anche se vincente) l’individuo deve adattarsi assumendo le vesti di un “personaggio” per portare avanti il suo ruolo di regista e attore.

 Lo sviluppo

 Lo spirito di ricerca e di apertura, dell’Analisi Transazionale, ha portato a successive evoluzioni nei concetti teorici.

Il fulcro originario dell’integrazione tra intrapsichico e relazionale ha raggiunto un equilibrio portatore di concretezza e modernità.

Senza tralasciare le origini psicodinamiche, la relazione sta diventando sempre più significativa e la comunicazione verbale, con quella corporea, efficace strumento di lavoro.

Il copione non è più considerato una recita programmata dall’esterno, ma un progetto di vita (English 1977, Cornell 1980) dove il “personaggio “ lascia il posto ad una identità soggettiva complessa.

 La crisi

 L’identità soggettiva, basata sul rapporto tra la percezione di Sé e il riconoscimento dell’altro, è, in questo momento, messa in crisi socialmente dalla globalizzazione. Questo fenomeno avvertito come diversità-novità sovverte e si scontra con la tendenza alla categorizzazione del cervello umano creando insicurezza e ansia. Anche i mezzi di comunicazione virtuali, apparentemente rassicuranti, possono aggiungere ulteriori aspetti al fenomeno della  “disidentità”.

 Considerazioni

 Alla luce di nuove epistemologie, come quella della complessità (E.Morin,1980-2002) assolutamente in linea con molti principi dell’Analisi Transazionale il binomio identità-disidentità può essere considerato non come fonte di rottura, ma come sviluppo più complesso e maturo dell’individuo.

 

 

 

SÉ CREATIVO E DIS-IDENTITÀ

 

di Laura  Recrosio

 

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Si affronterà il tema della disidentità, muovendo dal modello teorico della Psicologia Individuale di Alfred Adler. Ad una prima lettura, il concetto di dis-identità appare difficilmente compatibile con il modello teorico della I.P. che sostiene con forza il concetto di    unitarietà  e    coerenza della personalità e di unicità della  meta fittizia dell’ideale di personalità.

 

Tuttavia  l’enfasi posta da Adler sul  Sé creativo e sulla matrice relazionale e culturale della identità  sembra offrire spazi di possibili convergenze, soprattutto alla luce delle recenti teorie psicodinamiche ad orientamento relazionale,  del Sé e della intersoggettività , che condividono l’orizzonte concettuale  della originaria teoria adleriana. 

 

Ad esempio , alcuni recenti modelli psicodinamici di sviluppo, fra cui quello di Daniel Stern,  ipotizzano che i  molteplici  sensi  del Sé ( emergente, nucleare, soggettivo,verbale, narrativo ) e i campi di relazione correlati,  abbiano uno sviluppo e una operatività costanti nel tempo,  e  strutturino modalità organizzative differenziate e specifiche di fare esperienza della realtà e di se stessi,  che non  sono mai  inglobate le une nelle altre, e pertanto mantengono una relativa autonomia. 

 

Se si considera  la identità  come un sistema dinamico, ipercomplesso,  che si struttura e evolve attraverso innumerevoli processi di interazione e identificazione, e risulta composto da molteplici identità parziali, sincroniche e /o diacroniche ,  si potrebbe ipotizzare  che  il sistema sia  governato da un principio di autocoerenza,  che tuttavia non esclude la possibilità che sia operante anche   un principio che potremmo definire, mutuandolo dalla fisica, del “caos deterministico”.

 

Tale ipotesi renderebbe ragione della emergenza di identità apparentemente incoerenti e disarticolate rispetto al sistema , che tuttavia si rivelano necessarie per fronteggiare adattivamente variazioni inattese del contesto.

 

Mantenendo il   concetto adleriano di meta unitaria, si potrebbe ipotizzare che  la molteplicità di identità e di sensi del Sé rappresenti la infinita varietà di metodi che l’individui elabora creativamente e utilizza per raggiungerla

 

Infine  tenuto conto che  la Identità delle teorie psicologiche  , al pari di quella degli individui ,  si evolve ed  è culturalmente determinata,  si esporranno alcune riflessioni sulla possibilità che una stessa teoria  possa contenere “identità” differenti; e che nella  cultura   attuale,   caratterizzata essenzialmente dalla Instabilità, anche  i modelli psicologici del concetto identità individuale, e i correlati criteri psicopatologici relativi ai disturbi della identità, debbano essere ripensati.

 

Nella quotidianità lo psicoterapeuta infatti si trova sempre più di fronte a persone dalla identità fluida e instabile, non facilmente inquadrabili sotto il profilo diagnostico;la relazione con questi soggetti richiede allo psicoterapeuta la capacità di attivare,   talora contemporaneamente,  schemi di  “essere con l’altro “  variegati e contrastanti, ovvero di dis-identificarsi e ri- identificarsi rapidamente . Analogo fenomeno può verificarsi  nella vita privata , ogni qual volta  la identità professionale appare disarticolata, o difficilmente integrabile , con quella familiare, amicale,  sociale.

 

 

 

Campi di applicazione della disidentità

 

 Giampaolo Lai

 

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Il programma di ricerca del Conversazionalismo si propone di individuare, inventariare, sottoporre a calcolo le forme logico-modali delle parole che avvengono tra due persone.

 

L’ontologia del Conversazionalismo è che in una conversazione tra due persone non c’è nulla di reale se non le parole.

 

Una persona è quindi un rappresentante di parole definita dalle parole che dice. La frase di Cicerone: «tres personas unus sustineo: meam, adversarii, judicis» vuol dire proprio questo, che Cicerone, in tribunale, nella sua funzione artificiale di avvocato, pur essendo naturalmente uno solo [unus], porta su di sé tre persone differenti: quella sua, quella dell’avversario, e quella del giudice, alle quali se ne può aggiungere una quarta, quella del cliente.

 

Persona naturale, persona artificiale, personaggio modale, persona disidentica. Cicerone in quanto persona materiale concreta, è una persona naturale; in quanto rappresentante delle altre persone che ‘sostiene’ è una serie di persone artificiali che rappresenta, e che sono chiamate da Rodolfo Sabbadini personaggi modali o anche persone multiple disidentiche.

 

I mondi possibili. Il fenomeno della disidentità [con i personaggi modali e le persone multiple disidentiche] si appoggia sulla teoria dei mondi possibili, quali controparti del mondo naturale attuale. In questo senso, ciascun personaggio modale, nella sua autonomia funzionale, va a abitare un mondo possibile, costruito dai condizionali controfattuali. [Es.: «se Marchionne non avesse licenziato il Gruppo di management in attività fino all’autunno  2004 per sostituirlo con il suo GEC – General Executive Council -, La Fiat Auto non avrebbe raggiunto gli utili della primavera del 2006».

 

I campi di applicazione della disidentità: il management; la formazione nel counselling; lo studio di Virginia Greco Scribani sull’irruzione della persona violenta e crudele sopravveniente a una persona mite e tranquilla; la teoria ramificata della disidentità nello studio del fenomeno del comico e dell’humour, in parallelo alle teorie di Carla Canestrari; la tecnica dei battesimi nella terapia e nella formazione; gli studi di Pierrette Lavanchy sulle tecniche letterarie dello stream of consciousness; le terapie on line; le chat. 

 

 

DISIDENTITA’ E LAVORO

 di Monica Matarazzo Raffaella Colombo

 

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La precarietà e la poliedricità dell’attività lavorativa implica, oggi, la continua attivazione di “parti di sè” adeguate a contesti psicosociali ed operativi diversi. Al nuovo lavoratore non vengono chieste solo competenze differenti, ma anche l’attivazione di istanze emozionali adeguate a sollecitazioni relazionali a volte contraddittorie tra loro. Accade, dunque, che Paola, una giovane, brillante laureata, svolga il ruolo di docente per giovani e svogliati apprendisti, obbligati a sedere nei banchi scolastici, e poi si impegni anche come docente su una cattedra universitaria per insegnare una materia in un corso di laurea.

 

Il nostro lavoro su Paola è stato quello di intervistarla attraverso la sollecitazione che viene utilizzata nei giochi Finzionali, ovvero l’intervistatore ha semplicemente richiesto a Paola di raccontare come se lo stesse vivendo una sua giornata con…gli apprendisti, all’Università, nel suo tempo libero.

 

La base teorica che ha fatto da sfondo al nostro lavoro è stata l’analisi conversazionale, che ritiene il registratore il supporto tecnologico utile per consentire l’accesso allo stato immateriale della conversazione, il quale si affianca allo stato materiale, quello fatto di parole dette ed udite nel momento in cui sono state pronunciate. La conversazione immateriale è quella risultante dalla trascrizione del brano registrato.

 

Il nostro lavoro ha analizzato due centurie per ogni identità di Paola, per un totale di 6 centurie.

 

Partendo dal concetto di G. Lai il quale afferma che:

 

disidentità è la tesi che una persona non è identica a sé medesima, ma in funzione dei luoghi o dei tempi nei quali si trova attualmente, si differenzia o cambia o moltiplica in metamorfosi di controparti disidentiche che vanno a abitare mondi possibili differenti da quello attuale nei quali condurranno una vita autonoma le une rispetto alle altre.

 

Abbiamo analizzato i tre mondi di Paola: mondo Apprendisti, Mondo Università e mondo tempo libero, e facendo riferimento alla teoria conversazionale che afferma “normale” una conversazione analizzata nei suoi differenti turni verbali, abbiamo così prestato attenzione al numero di sostantivi, di verbi al tempo presente e passato, di finzionali, indefiniti  e all’indice di riferimento poiché essi rientrino in predefiniti parametri. Inoltre il nostro lavoro ha evidenziato i diversi stati dell’Io che emergono nei diversi mondi della nostra protagonista Paola.


DISIDENTITA’ E COMUNICAZIONE MULTIMEDIALE

 

 di Barbara Ceccarelli, Raffaella Penna, Pamela Melato

 

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Le nuove tecnologie informatiche e multimediali hanno dato vita a nuove forme di comunicazione che sempre di più stanno caratterizzando la società odierna. I dibattiti sul tema sono in aumento, con accese posizioni pro e contro.

L’intervento propone alcuni spunti di riflessione sulla comunicazione multimediale, analizzata nella prospettiva della teoria della disidentità, secondo la quale una persona non è identica a se medesima ma piuttosto si sdoppia e moltiplica in controparti disidentiche che si diffondono in mondi possibili dove ciascuna conduce una vita propria.

Le forme di comunicazione multimediale, quali chat, sms, e-mail, per loro caratteristiche intrinseche, offrono l’opportunità di attivare ed accedere ai diversi mondi possibili e di sperimentare la disidentità.

Con l’utilizzo di un notebook, di un personal computer o di un telefonino, una persona, più o meno ovunque si trovi, più o meno indipendentemente da cosa stia facendo in quel momento, se vuole, se ne sente il bisogno, ha la possibilità in tempi rapidi, di aprirsi una stanza virtuale, di creare una immagine di sé desiderata e desiderabile, di incontrare altre persone, di vivere un mondo in cui sperimentare emozioni, pensieri, sentimenti diversi da quelli che stava vivendo, e spesso continua a vivere, nella stanza fisica in cui si trova.

Ed è così che mentre negli anni ‘70, Marlon Brando e Maria Schneider in “Ultimo tango a Parigi” per creare il loro rifugio, la loro isola lontana dal passato e dal futuro, dovevano recarsi nell’appartamento vuoto della capitale francese, al giorno d’oggi, una persona ha la possibilità – se lo desidera - di accedere con più facilità ai diversi mondi possibili in cui far vivere emozioni e pensieri diversi da quelli che nel quotidiano sperimenta.

Affrontare il tema della comunicazione multimediale nell’ottica della teoria della disidentità, ci porta a considerare la diatriba pro/contro i nuovi mezzi di comunicazione da una nuova prospettiva.

In tal senso la questione non è più decidere se le nuove tecnologie rappresentano un’occasione o un limite alla vita relazionale. Nell’ottica della disidentità, le nuove tecnologie forniscono gli strumenti che offrono l’opportunità di attivare uno o più mondi possibili, e di dare vita a una o più controparti disidentiche.

A partire da ciò una domanda da porsi può essere: quali sono i canali privilegiati che ognuno sceglie per attivare la propria disidentità? C’è chi privilegia il telefonino, chi la chat, chi le e-mail e chi metodi più “tradizionali”.

 

DSIDENTITA' E RUOLI SOCIALI  

di Roberto Canu

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Premessa

L’osservazione del soggetto contemporaneo alle prese con i diversi ruoli sociali e politici, mostra come i segnali ambigui e indistinti provenienti dalla nostra società, contribuiscono all’indebolimento del sentimento di identità favorendo, di converso, il venire alla luce di un soggetto maggiormente critico, problematico, insicuro. L’uomo di oggi ha la possibilità di allargare i propri confini, dal momento che risultano maggiormente labili quelli che separano il soggetto dall’oggetto, così come quelli che separano i vari soggetti tra di loro; si affievolisce il primato della ragione, con i suoi postulati di coerenza, fissità dei ruoli, unilateralità permettendo all’uomo di rivelarsi in tutte le sue componenti, dando così l’impressione di una maggiore incoerenza e pluralità. Il soggetto così inteso segna una crescita dal punto di vista della ricchezza e dell’umanità, subendo però una perdita di sicurezza derivante dalla minor possibilità di chiarezza e distinzione.

Lo sviluppo

L’idea di fondo è quella di dar ragione di un soggetto in divenire così come è possibile coglierlo dall’osservazione del contesto socio-culturale epocalmente modificatosi, all’interno del quale si trova a muoversi. Prendendo spunto dall’analisi di ruoli sociali e in particolare politici, delle aspettative ad essi legati e del paradigma relativizzante all’interno del quale ci muoviamo, verrà presentata la nozione di soggetto che, perlomeno nelle sue caratteristiche forti, viene a perdere la sua aura di ineludibilità.

La concezione dell’uomo non è immutabile, ma si modifica nel corso del tempo, in relazione al contesto socio-culturale dell’epoca. L’uomo occidentale di oggi, nel modo di organizzare il pensiero, sembra somigliare maggiormente ad un abitante della Grecia pre-platonica che a un “illuminato” del settecento. Interpretare oggi ruoli politici, sotto lo sguardo pervasivo dei mass media mette in evidenza una disindentità talvolta difficile da gestire in pubblico, tanto da prevedere il ricorso alla simulazione come mezzo per far fronte all’esigenza psicologica di identità. L’analisi dei ruoli politici verrà fatta con riferimenti alla storia del pensiero occidentale e dell’approccio fenomenologico in psicologia. 

 

DSIDENTITA NEI PERSONAGGI MODALI DEI GIOCHI - una prospettiva multimediale

di Sabrina Silvestro

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Verranno presentati i primi risultati di una ricerca fatta in un ambito di Counselling aziendale.

Nel contesto di un programma di colloqui individuali di counselling, (azienda metalmeccanica sita nella cintura di Torino e facente parte dell’indotto Fiat), è stato inserito l’utilizzo dello strumento di posta elettronica per l’invio al counsellor di esercizi finzionali. Le persone coinvolte nel percorso erano 4 e durante il periodo in cui si sono svolti i colloqui individuali, sono state invitate a scrivere delle loro fantasie e mandarle al counsellor via mail. Viste le prime difficoltà, legate soprattutto alla poca abitudine all’uso della parola scritta, complicata dal formulare una fantasia, sono state inviate loro delle induzioni. A queste sono seguiti gli esercizi finzionali e quello che presenterò è l’analisi dei personaggi modali fatta sui testi prodotti da un colloquio e quello relativo all’ invio di un esercizio finzionale.

 Carissima Rosa,

Le scrivo prima di tutto per una comunicazione di servizio: Mercoledì 10, cioè domani, sarò da voi intorno alle 14.00. Tutto confermato?  Il secondo motivo è l'esercizio finzionale: ho pensato di inviarle un'induzione, uno spunto così magari Le viene più facile.

Ecco, immagini di essere appena entrata in una specie di negozio, un misto tra un atelier e un supermercato, un parco dei divertimenti e uno studio cinematografico, uno zoo e un parco naturale sconfinato...lei è lì e le hanno detto che tutto ciò che Le piace può prenderlo e portarselo via, le è stata regalata questa giornata speciale in questo luogo speciale...adesso Lei è lì, sta per entrare in questa specie di negozio magico e racconti in prima persona, a me, che non sono lì con Lei, cosa sta facendo, vedendo, prendendo, provando...

 Buonasera dottoressa, per domani va bene.

 .................Oggi è stato un giorno speciale/ sono andata a visitare un parco naturale/. Desideravo tanto avere questo tipo di esperienza/, avere un contatto con la natura/, sentire gli odori, i profumi, i colori,/ guardare i paesaggi /che questa realtà ti da,/ sono emozioni forti, belle./ Passeggio nel parco tra gli animali,/ poterli guardare/ e toccare da vicino, mi sembra  di dimenticare tutto/, di vivere in un altra realtà./ Stare a contatto con la natura mi rilassa/, ascolto in silenzio i suoni/ che arrivano, dall' acqua /che scorre in un fiume, dai fischi di uccelli che migrano / che ti danno quella// sensazione di libertà/, come se avessero il mondo tra le loro ali , viaggiano da un paese all'altro senza chiedere il permesso a nessuno e conoscono altre realtà che io non avrò mai la possibilità di conoscere.....................   la mia bella giornata ora si conclude, lasciandomi serena e felice.   

 A domani, saluti Rosa.

 Intanto emerge una prima disidentità che è quella di Rosa che risponde alla comunicazione di servizio (Rosa responsabile RU) e la Rosa che produce la sua fantasia.

Procedendo all’analisi del testo è emerso che il profilo conversazionale immateriale del testo prodotto da Rosa è dominato dal Personaggio Modale dell’Assiologico del Bene. Personaggio che battezzerò Tea. Altri due personaggi sono L’Epistemico del Sapere e il deontico del Possibile. Emerge la disidentità tra la Rosa dei colloqui dominata perlopiù dai personaggi modali dell’ Epistemico del Non sapere e dell’Assiologico del Male.

 Conclusioni

 La ricerca è partita con l’obiettivo di raffrontare i personaggi modali del testo mandato via e-mail con i personaggi risultanti dal colloquio, per far emergere, se c’era una eventuale disidentità nei diversi tempi t1(il colloquio) e t2(l’esercizio finzionale inviatomi via e-mail) e nei diversi contesti (il colloquio, lo strumento informatico) con il preciso intento di verificare se lo strumento informatico sollecitasse la disidentità: ipotesi confermata dal caso preso in analisi.

Vista poi la necessità di utilizzare un’induzione per facilitare la produzione della fantasia da inviare via e-mail è nato un secondo confronto: quello tra i personaggi modali sollecitati dall’induzione e quelli presenti nell’esercizio finzionale mettendo in evidenza una sorta di “contagio del bene”.

 

DISIDENTITA' E CONVERSAZIONE VIA INTERNET

Luisa Grimaldi – Silvia Mattarini

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L’oggetto del nostro studio è la disidentità del soggetto come emerge dalla focalizzazione dei personaggi modali nei testi prodotti nella conversazione multimediale e, nello specifico, nei testi di counselling on line e in quelli reperiti nei forum di discussione.

L’analisi delle forme foniche del testo, in particolare il calcolo della distribuzione dei predicati, ha evidenziato caratteristiche grammaticali differenti nei diversi personaggi modali. La disidentità rilevata a livello logico sembrerebbe quindi trovare un riscontro a livello delle forme foniche.

 Lo studio delle risposte dell’esperto ha inoltre messo in luce come egli dialoghi solo con alcuni dei personaggi modali del suo interlocutore, in modo identificatorio o complementare, escludendone altri.  

Abbiamo inoltre verificato quale impatto possano avere le parole dell’esperto sul suo interlocutore studiando testi di conversazioni on line che si caratterizzano per la presenza di tre battute (la mail inviata dalla persona che necessita di supporto, la risposta dell’esperto e la risposta del “cliente” a quest’ultimo).

I dati emersi evidenziano come i profili conversazionali immateriali delle persone che necessitano di supporto siano spesso caratterizzati dal personaggio modale del Male.

In riferimento a ciò abbiamo osservato che, quando l’esperto dialoga principalmente con esso, anche il profilo conversazionale immateriale del “cliente” rimane caratterizzato dal personaggio del Male nella terza battuta.

Al contrario, quando l’esperto si “sintonizza” su personaggi modali differenti, accade che il personaggio del Male nella terza battuta perda potere a favore di altri.

 

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